Confronto delle aliquote fiscali nei paesi dell’ASEAN
A cura dell’Italian Desk di Dezan Shira & Associates
Le considerazioni fiscali costituiscono una parte essenziale di una strategia aziendale e svolgono un ruolo chiave nel determinare il successo di un’impresa. Per coloro che cercano di investire in più di uno dei Paesi dell’ASEAN, o che sono in cerca di una giurisdizione per basare la propria attività, un confronto fiscale tra paesi può aiutare a prendere una decisione adeguata ed economicamente vantaggiosa. In questo capitolo, evidenziamo alcune differenze chiave nelle aliquote fiscali tra i singoli paesi membri.
IVA/GST
Ultimamente, la forma di tassazione indiretta – IVA e GST (Tassazione sui Beni e Servizi), è diventata più consolidata nei paesi dell’ASEAN. Metà dei paesi membri impongono l’IVA ad un tasso forfettario che varia dal 12% nelle Filippine al 7% in Tailandia. Si prevede che la Tailandia aumenti il tasso al 10% entro il 30 settembre 2018. Il Vietnam, d’altra parte, impone un’aliquota IVA a due livelli: un tasso standard del 10% e uno del 5% per specifici beni e servizi essenziali.
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Singapore e Malesia riscuotono un’imposta simile all’IVA – la GST, mentre il Myanmar impone una tassa commerciale con tassi che variano dal 5% al 120%. Il Brunei non applica l’IVA o un’altra tassa di consumo equivalente.
IRES
Il tasso medio dell’Imposta sul Reddito delle Società (IRES) nell’ASEAN è diminuito considerevolmente negli ultimi 10 anni. Grazie alla spinta verso una maggiore integrazione economica, i governi del blocco regionale hanno sostanzialmente abbassato l’IRES per aumentare la crescita nel lungo termine e per differenziarsi dalle strutture tariffarie in rapida convergenza presenti nella regione. La riduzione dei tassi dell’IRES viene spesso utilizzata dal governo come strumento per migliorare l’attrattiva del paese per gli investitori stranieri. Inoltre, i governi fanno ampio uso di incentivi fiscali (oltre che non fiscali) per attirare investimenti diretti esteri sotto forma di esenzioni fiscali temporanee, ammortamento accelerato o crediti di investimento, che riducono ulteriormente l’aliquota d’imposta effettiva per alcune industrie. Questi incentivi sono finalizzati a particolari obiettivi economici che variano a seconda della struttura economica del paese. Mentre alcune nazioni sono interessate ad attrarre investimenti diretti esteri per generare impatti positivi nei settori strategici, alcuni attraggono investimenti diretti esteri per il miglioramento della tecnologia e il trasferimento della conoscenza.
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Attualmente, la maggior parte dei paesi dell’ASEAN impone tassi standard di IRES tutti compresi in pochi punti percentuali della media del 23%, in calo rispetto al 26% circa di un decennio prima. Tra i 10 paesi membri, Singapore impone il tasso di IRES più basso pari al 17% del reddito imponibile. Inoltre, offre le aliquote fiscali concessionarie alle nuove società nell’ambito del suo regime di esenzione fiscale parziale. Secondo lo schema, una società con un reddito imponibile di $ 300.000 può beneficiare di un’aliquota fiscale effettiva solo dell’8,36%, meno della metà del tasso effettivo di IRES. Il basso tasso di IRES, assieme agli incentivi addizionali, riducono notevolmente l’aliquota d’imposta effettiva e, di conseguenza, il costo complessivo dell’attività economica. Anche la Cambogia, la Tailandia, il Vietnam e il Brunei offrono agli investitori nazionali e stranieri rendimenti al di sotto della media ASEAN. Il più alto tasso di IRES è imposto dalle Filippine ed è pari al 30% del reddito imponibile di una società.
IRPEF
L’ IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche) in quasi tutti i paesi dell’ASEAN è basata su uno schema progressivo con molti scaglioni di reddito e un ampio numero di aliquote fiscali. Tra i paesi dell’ASEAN, la Malesia ha il maggior numero di scaglioni di reddito, per un totale di 11; la Cambogia e l’Indonesia, invece, hanno il minimo, rispettivamente 5 e 4.
In generale, tutti i paesi dell’ASEAN hanno una struttura fiscale progressiva, con un tasso di IRPEF minimo pari allo 0%, esentando alcuni livelli di reddito. Il Vietnam e l’Indonesia rappresentano un’eccezione, imponendo un tasso minimo del 5% di IRPEF. Filippine, Tailandia e Vietnam hanno il tasso massimo più alto pari al 35% mentre Singapore e Cambogia hanno imposto solo il 20% come tasso più alto.
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Nel grafico seguente, vengono confrontati gli scaglioni di IRPEF nei singoli paesi membri. Per aiutare i lettori a capire come questi tassi si inseriscono nel contesto delle strutture salariali di questi paesi, abbiamo incluso anche il PIL pro capite dei diversi paesi dell’ASEAN.
Oltre al tasso di imposizione fiscale, un altro aspetto rilevante per gli stranieri quando si determinano le passività dell’IRPEF è lo status di residenza. Le leggi fiscali di ciascun paese dell’ASEAN definiscono lo status di residenza dei propri contribuenti in modo diverso e accordano un trattamento fiscale di conseguenza. In Malesia, ad esempio, gli stranieri che lavorano nel paese da oltre 60 giorni ma da meno di 182 giorni sono considerati “non residenti” e sono soggetti a un’aliquota fissa del 28%. Coloro che lavorano nel paese per meno di 60 giorni sono esentati dal pagamento delle tasse, mentre coloro che lavorano per più di 182 giorni sono considerati come “residenti fiscali” e sono soggetti all’aliquota IRPEF normale. Prima di calcolare il reddito imponibile, gli stranieri dell’ASEAN devono consultare i professionisti fiscali delle giurisdizioni locali per determinare il proprio status di residenza.
La ritenuta fiscale internazionale
Di seguito, confrontiamo le aliquote di ritenuta d’acconto in 10 paesi ASEAN. Tuttavia, le aziende devono considerare che la percentuale di tassazione varia all’interno di una legislazione fiscale a seconda della natura del pagamento, dello stato di residenza del destinatario e se il destinatario è un individuo o un’azienda. I tassi variano anche in base agli accordi per evitare la doppia imposizione (c.d. double taxation agrreement o “DTA”) firmati tra due paesi. Valutare attentamente le diverse aliquote fiscali può aiutare le aziende a identificare i costi relativi dell’attività commerciale con un dato paese dell’ASEAN. Ad esempio, paesi come le Filippine – che impongono un tasso di ritenuta del 15% sui dividendi – possono essere molto più costosi rispetto a paesi come Vietnam e Myanmar che impiegano un tasso di ritenuta pari allo 0% sui dividendi.
Accordi per evitare la doppia tassazione (DTA)
Tutte le tariffe riportate sono indicative del tasso standard di ritenute applicate ai pagamenti internazionali. A seconda dei paesi verso i quali sono stati rimessi i profitti, le società possono beneficiare di percentuali di ritenute inferiori se il paese di origine e il paese destinatario hanno firmato un DTA.
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La Tailandia, ad esempio, trattiene un tasso standard del 15% su tutti i diritti verso l’estero, ma prevede sconti per quelli spediti a Singapore ad un tasso del 5-10% secondo la DTA Tailandia – Singapore.
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