La sharing-economy nei paesi ASEAN: comprenderne opportunità e regolamentazione

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Investing in ASEAN's Sharing EconomyA cura dell’Italian Desk di Dezan Shira & Associates

La diffusione di internet nel Sud-Est asiatico è in continua ascesa e la regione ASEAN è ogni giorno più interconnessa.  L’area, che conta 663 milioni di abitanti, è uno dei mercati più promettenti del mondo in ambito di servizi informatici. Primi tra questi sono i cosiddetti servizi di sharing economy – una serie di servizi peer-to-peer noti per ridurre sensibilmente i costi relativi ad alcune prestazioni essenziali come i trasporti e l’alloggio.

Secondo uno studio condotto nel 2014 da Nielsen, le popolazioni indonesiane e filippine erano considerate tra le cinque a livello mondiale ad oggi pronte a far parte della sharing-economy. L’Indonesia si è classificata seconda grazie all’87 per cento dei rispondenti che si sono detti pronti ad utilizzare i servizi della sharing-economy, mentre le Filippine si sono posizionate quarte, distanziate di 2 punti percentuali.

Nello stesso anno, Forbes aveva segnalato anche Singapore tra i paesi ASEAN con un grande potenziale sullo sviluppo dei servizi di sharing-economy. Considerando che le proiezioni attestano il valore dei ricavi mondiali relativi a tali servizi attorno a USD 335 miliardi entro il 2025, è verosimile credere che il contributo del Sud-est Asiatico sarà cospicuo.

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Tuttavia, come testimoniato dalle reazioni nei confronti di alcuni importanti attori della sharing-economy come Uber, gli operatori storici sul mercato ed i legislatori sperimenteranno difficoltà nel conciliare le piattaforme peer-to-peer con l’attuale contesto imprenditoriale. Dato che la sharing-economy versa in un momento di “crisi d’identità” internazionale, diventerà fondamentale per gli investitori dell’area ASEAN comprendere sia le opportunità offerte dalla popolazione prevalente, sia la regolamentazione in vigore e le posizioni del governo in relazione alla loro particolare attività di business.

Lo stato della sharing-economy all’interno della regione ASEAN

Filippine

Gli imprenditori e il legislatore stanno lavorando per fare delle Filippine un esempio di successo della sharing-economy all’interno dell’ASEAN. Nel 2015 il Dipartimento dei Trasporti e delle Comunicazioni (DOTC) filippino ha collaborato con fornitori dei servizi di “viaggio condiviso” (ride sharing) per dotarsi di una legislazione diretta a regolare questo nuovo tipo economia. Uber, leader del settore, ha elogiato la legge ed il governo filippino per la capacità di aprirsi all’innovazione. Più recentemente, la World Bank ha cooperato con Grab e il DOTC per lanciare l’iniziativa “Open Traffic”, volta ad aiutare la polizia municipale a gestire sicurezza stradale e traffico attraverso i dati GPS provenienti dai guidatori Grab. La World Bank intende estendere l’iniziativa “Open Traffic” anche alle altre principali città dell’ASEAN.

Indonesia

Le violente proteste dei tassisti indonesiani e dei guidatori delle motociclette Bajaj verificatesi per le strade di Jakarta dimostrano le problematiche che possono creare le piattaforme di sharing come Uber, Grab e GO-JEK, una start-up filippina specializzata in trasporto su due ruote. Al contempo, tale reazione degli operatori storici del mercato all’introduzione delle piattaforme di sharing dimostra la crescente domanda di tali servizi da parte dei consumatori. Sebbene i tassisti si lamentassero principalmente per le tariffe non sostenibili proposte dalle piattaforme di sharing, il World Economic Forum ha dimostrato che le compagnie di taxi possono competere con Uber e Grab in termini di prezzo, e che i loro network esistenti possono garantire loro una maggiore capacità di servizio rispetto ai concorrenti. Gli ufficiali indonesiani hanno ad oggi opinioni contrastanti in relazione ai servizi di ride sharing. Il clima di incertezza che circonda questo settore è comune a livello globale, specialmente tra i fornitori di mezzi di trasporto tradizionali.

Singapore

Singapore è stato un precoce e vivace centro per le start-up relative alle piattaforme di sharing, anche e soprattutto grazie al contributo proattivo che hanno rivestito legislatori ed investitori in tal senso. Nei primi di aprile di quest’anno, Singapore ha prodotto una regolamentazione ben definita per le piattaforme di ride sharing quali Grab e Uber, affinché possano operare legalmente nella città. Grab ha reagito positivamente alla regolamentazione, che dovrebbe entrare in vigore nella prima metà del 2017 e che richiederà maggiore formazione per i conducenti di auto private. Nel 2015, sei società singaporiane si sono unite per formare la Sharing Economic Association, che promuove la crescita della sharing economy e la collaborazione con il governo locale.

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Opportunità nella sharing-economy nella regione dell’ASEAN

Il Sud-est asiatico rappresenta un mercato estremamente importante per le piattaforme di sharing. Il successo di società come Grab, Uber ed Airbnb, avvenuto nonostante la disomogeneità legislativa nella regione ASEAN, prova che i consumatori sono desiderosi di fare parte della sharing economy. È la propensione ad allocare prodotti e servizi quasi on-demand, insieme con strutture di business flessibili a rendere così interessante per i consumatori questa nuova opportunità di business. Un tale contesto attrae investimenti stranieri ed inspira start-up locali, come GO-JEK, Triip.me, e Grab, che sono state in grado di competere con brand globali.

Un consistente numero di imprese leader nel settore della sharing-economy è in grado di aggiungere valore ai loro mercati offrendo soluzioni a problemi quotidiani che i fornitori tradizionali fanno fatica a soddisfare. Le piattaforme di ride sharing del Sud-est asiatico offrono ai propri fruitori soluzioni relative ai taxi, ma permettono anche di evitare tariffe per la sosta e stress. In Malesia, Uber ha riferito che i propri clienti sono per lo più proprietari di una vettura che non vogliono cercare parcheggio o pagare costosi ticket per la sosta. In una regione dove il traffico è impressionante, lo spazio è limitato e fornitori alternativi non sono sempre facilmente rintracciabili, la sharing economy serve per connettere le persone con ciò di cui hanno bisogno e porta importanti guadagni a chi è in grado di offrire tali servizi.

Dal momento che il Sud-Est asiatico sta provando ad incrementare il turismo, le piattaforme di sharing saranno sempre più numerose. Dai consigli sull’alloggio, ai consigli di viaggio, a quelli sulla cucina locale, la sharing-economy offre ai turisti un sostegno esperto e professionale per il loro viaggio.

Barriere da superare

Le infrastrutture digitali e fisiche sono fondamentali per la maggior parte delle piattaforme di sharing, e il Sud-est asiatico rappresenta una sfida unica in questo senso. Le nazioni della regione ASEAN devono continuare a sviluppare i loro network digitali per le piattaforme che si basano sul pagamento tramite carta di credito e sulla prenotazione online. Gli sviluppatori dovranno anche trovare il modo di gestire quei mercati regionali in cui i contanti sono il mezzo di pagamento principale. Infrastrutture fisiche, in particolare strade ed abitazioni, saranno fondamentali per lo sviluppo sostenibile dei settori chiavi della sharing-economy: room sharing e ride sharing. Nonostante la disponibilità limitata delle camere e le difficili condizioni di guida aumentino le richieste per le piattaforme di sharing, gli investitori se ne andranno dalla regione ASEAN se non ci sarà un aumento delle abitazioni disponibili e se le strade continueranno ad essere impraticabili.

Le imprese di sharing-economy sono spesso tacciate di operare in una zona che il diritto ritrae come “grigia”. La maggioranza dei Paesi ASEAN, ad eccezione di Singapore e Filippine, devono ancora dotarsi di una legislazione definita che regoli le piattaforme peer-to-peer. Mentre alcuni considerano la mancanza di regolamentazione un vantaggio, la reazione di Uber agli annunci di una nuova legislazione in materia suggerisce come le società preferiscano avere le linee guida definite per orientare la propria crescita. A parte il ride sharing che è disciplinato in alcuni specifici casi, molti settori della sharing economy, inclusi i servizi alimentari ed i servizi di alloggio, permangono in una condizione di vuoto normativo.

La sharing economy minaccia la stabilità lavorativa dei fornitori di servizi tradizionali ed i taxisti ne sono stati un esempio lampante. Le proteste in Indonesia hanno concentrato l’attenzione sui business tradizionali, e per la sharing-economy il più grande ostacolo da superare sarà proprio questo: tra le loro spinte legislative ed i loro network ben radicati, i fornitori esistenti hanno la capacità di contrastare attivamente l’ingresso delle imprese di sharing economy nel mercato.

Conclusione

La regione ASEAN è uno dei mercati più promettenti per la diffusione della sharing-economy, ed è caratterizzata da una consistente domanda da parte dei consumatori per i servizi di sharing. Tuttavia, per sfruttare questo potenziale e per controllare la sua natura dirompente, è necessario che gli investitori, i colossi del settore ed i legislatori abbiano un approccio proattivo e collaborativo nei confronti di questo relativamente nuovo settore economico.

L’ambiente in rapida evoluzione che circonda l’economia nel Sud-est asiatico è un ostacolo impegnativo per i potenziali investitori.


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