Opportunità per gli investitori stranieri nell’industria del caffè del Vietnam
Il Vietnam è il secondo esportatore di caffè dopo il Brasile, con l’8,3% della quota globale di caffè e il 16% della quota di mercato nell’UE. Tuttavia, la maggior parte delle esportazioni riguarda chicchi non lavorati e poco valorizzati.
Nonostante la pandemia, nel 2021 l’industria del caffè vietnamita ha visto più di 3 miliardi di dollari di entrate dalle esportazioni di caffè, che rappresentavano il 3% del PIL del Paese e il 10% delle sue esportazioni agricole. Mentre si cerca di potenziare l’industria di lavorazione del caffè, si prevede che le esportazioni totali raggiungeranno i 6 miliardi di dollari entro il 2030.
Il chicco di caffè fu portato per la prima volta in Vietnam nel 1857 dai colonialisti francesi che scoprirono che le condizioni ambientali degli altipiani centrali del Paese erano adatte alla coltivazione di molte colture straniere. I Francesi portarono originariamente la varietà Arabica; nel 1908, fu introdotta e coltivata la varietà ad alto rendimento Robusta.
Nel 1986, dopo la riunificazione del Vietnam, le riforme Doi Moi (rinnovamento/nuova era) dell’economia videro una maggiore privatizzazione della terra e delle materie prime. Il governo ha valutato il potenziale del caffè in termini di coltura commerciale per esportazione ed uso interno, introducendo le fattorie finanziate dallo Stato e incoraggiando le famiglie proprietarie di terreni negli altipiani centrali a coltivare il caffè.
Come risultato di queste pratiche l’industria del caffè vietnamita sta ora affrontando diversi problemi: l’invecchiamento delle piante di caffè, la produzione frammentata e su piccola scala e gli effetti del cambiamento climatico. Si presentano quindi opportunità per gli investimenti nel settore, in aree che potrebbero vedere il Vietnam risalire la catena globale del valore del caffè.
La produzione di chicchi di caffè Robusta ad alto rendimento del Vietnam
Circa il 95 per cento del caffè prodotto in Vietnam deriva da chicchi di Robusta, rispetto al modesto cinque per cento di Arabica.
Quando fu introdotta nel 1908, la varietà Robusta prosperò nelle pianure, fornendo una maggiore resa di chicchi per ettaro. Poteva crescere ad altitudini di 200-700 metri sopra il livello del mare ed era meno sensibile alle malattie.
Tra il 1989 e il 1995, il governo vietnamita ha controllato le esportazioni di caffè acquistando i chicchi di caffè da tutti gli agricoltori a prezzi prestabiliti. I bassi prezzi dei chicchi di caffè hanno spinto i contadini a coltivare la Robusta come principale coltura commerciale, rendendo così il Vietnam il più grande produttore mondiale di chicchi di Robusta. Attualmente si stima che la Robusta fornisca una resa di 2,8 tonnellate di chicchi di caffè per ettaro.
Quali sono le sfide che l’industria del caffè del Vietnam deve affrontare?
Anche se l’industria del caffè del Vietnam è andata bene negli ultimi decenni, il settore deve affrontare una moltitudine di sfide che ostacolano il suo progresso nella catena del valore.
Industria altamente frammentata
L’industria del caffè vietnamita è molto frammentata – oggi il 95% delle coltivazioni è coltivato da aziende private e il restante 5% è di proprietà dello Stato. La maggior parte delle attuali aziende private è di proprietà di piccoli agricoltori: circa 650.000 famiglie che coltivano caffè con circa un ettaro di terra ciascuna.
Tale produzione su piccola scala, la frammentazione e la dipendenza dalle famiglie contadine hanno prodotto differenze negli investimenti, nella raccolta e nei metodi di lavorazione tra gli agricoltori, con il risultato di una produzione inaffidabile e della qualità disomogenea dei prodotti.
Mancanza di infrastrutture e attrezzature moderne
Anche se il Vietnam ha investito molto nella propria industria del caffè – che ora comprende 160 impianti di torrefazione, 11 impianti di miscelazione e 8 impianti di lavorazione del caffè istantaneo, con un potenziale di lavorazione totale di 1,5 milioni di tonnellate, l’industria manca di infrastrutture e attrezzature moderne adeguate.
La maggior parte degli impianti per la tostatura del caffè consiste nell’uso di teloni per asciugare i chicchi. Questo modo elementare di tostare/essiccare i chicchi di caffè può portare a un calo della qualità, specialmente durante la stagione delle piogge. Per risalire la catena del valore del caffè, il Vietnam deve migliorare le sue infrastrutture di lavorazione.
Tecniche agricole non sostenibili e cambiamento climatico
L’irrigazione è essenziale per le piantagioni, per ottenere alti rendimenti e rendere redditizia la coltivazione. Questo è particolarmente importante in Vietnam durante la stagione secca, tra gennaio e aprile, quando i coltivatori ricorrono all’uso dell’acqua di falda.
Questo, nel lungo termine, minaccia la sostenibilità dell’industria del caffè del Vietnam, poiché le acque sotterranee si esauriscono. Gli agricoltori più ricchi tendono a costruire falde acquifere di basalto realizzate con la trivellazione, il che ha contribuito all’esaurimento delle acque sotterranee e al degrado del suolo.
Inoltre, la minaccia del cambiamento climatico può peggiorare questo problema. I mesi secchi del Vietnam, ad esempio, potrebbero durare più a lungo, richiedendo agli agricoltori l’utilizzo di più risorse idriche sotterranee. Questo potrebbe inoltre indurre i contadini a migrare verso altitudini superiori per accedere a condizioni adatte alla coltivazione del caffè; tuttavia, tale migrazione potrebbe aumentare la deforestazione in aree in cui le foreste forniscono una protezione vitale dello spartiacque.
Invecchiamento delle piante di caffè
Più del 30% delle piante di caffè del Vietnam hanno tra i 20 e i 30 anni e si trovano oltre la loro massima età produttiva, che di solito è tra gli otto e i 15 anni. La ricerca suggerisce che dopo 22 anni, la pianta del caffè diventa economicamente non redditizia.
Gli agricoltori avrebbero bisogno di estirpare le vecchie piante e ripiantarne di nuove: spesso un investimento significativo per i piccoli proprietari, soprattutto perché dovrebbero aspettare quattro o cinque anni perché l’albero dia i suoi frutti.
Risalire la catena di approvvigionamento del caffè
Il Vietnam deve investire nelle sue industrie a valore aggiunto del caffè per risalirne la catena di approvvigionamento globale e rendere l’industria più sostenibile; il caffè lavorato attualmente costituisce meno del 10% della produzione totale di caffè del Paese. Questo presenta ampie opportunità per le imprese straniere, specialmente quelle con esperienza nella produzione di prodotti lavorati a base di caffè. L’industria vietnamita del caffè vuole raggiungere l’obiettivo di 6 miliardi di dollari di esportazioni entro il 2030. L’industria avrebbe anche bisogno di aumentare la sua resa di chicchi di caffè senza ulteriori deforestazioni, migliorando l’efficienza e la consistenza delle piantagioni attuali.
Incentivi e sostegno del governo
L’industria del caffè vietnamita richiede un collegamento tra le aree di produzione delle materie prime e gli impianti di lavorazione, per la fornitura stabile di merci che possano soddisfare le richieste del mercato. Inoltre, il governo desidera che l’industria agricola del Vietnam applichi l’automazione, la biotecnologia e la tecnologia dell’informazione, per aumentare la sostenibilità. Per esempio, le imprese che investono nella ricerca scientifica e nelle tecnologie per servire la produzione e il business in agricoltura riceveranno un sostegno statale sotto forma di prestiti a basso interesse. La ricerca sulle varietà di chicchi di caffè potrebbe portare a un caffè più resistente a condizioni avverse come la siccità.
Investendo nel settore della lavorazione del caffè in Vietnam, le imprese straniere possono beneficiare dell’abbondante disponibilità di materie prime, di un grande mercato interno e di agevolazioni fiscali grazie al gran numero di accordi di libero scambio del Vietnam e al sostegno del governo.
Un mercato interno del caffè in crescita
La firma dell’accordo di libero scambio UE-Vietnam offre grandi opportunità ai marchi vietnamiti per l’esportazione dei loro prodotti di caffè lavorati nell’UE. La costituzione di marchi locali aumenterà gli standard di qualità e permetterà ai marchi di caffè vietnamiti di competere meglio sui mercati internazionali.
Nonostante la pandemia di COVID-19, il Vietnam ha visto un aumento del numero di nuove catene di negozi di caffè, a testimonianza di una crescente popolazione di classe media con un potere d’acquisto in crescita. Secondo Euromonitor International, i negozi di specialità di caffè e tè del Paese valgono più di 1 miliardo di dollari, con le catene locali che si espandono più velocemente e hanno prestazioni migliori dei loro rivali internazionali. La catena di caffè locale The Coffee House ha già 125 negozi nel Paese, con piani ambiziosi di espansione fino a 1.000 unità entro il 2025. Starbucks, che è in Vietnam dal 2013, ha solo 77 punti vendita in tutto il Paese.
Nonostante i marchi stranieri dominino i segmenti di fascia alta, i marchi locali dominano quelli di fascia media e bassa. I marchi locali sono anche in grado di adattarsi più velocemente alle nuove tendenze e la loro presenza nel Paese è più significativa.
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